domenica 14 ottobre 2018

domenica 23 settembre 2018

Articoli dal web: “Ciao, Ibtisam”. Il caso Ilaria Alpi – di Serena Marotta


Il caso Ilaria Alpi «Ibtisam» è la traslitterazione della parola araba che significa sorriso. La scelta del titolo nasce dal desiderio di fare un omaggio a Ilaria Alpi, inviata del Tg3, che amava il mondo arabo. Ilaria che tutti ricordano proprio per quel sorriso che non l’abbandonava mai. Ilaria Alpi era una persona determinata, una «signora giornalista», una persona semplice e generosa. Ha tanto voluto quel viaggio, il settimo, l’ultimo. Con lei il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, c’era l’operatore Miran Hrovatin di Videoest di Trieste.
Quello è stato il loro ultimo viaggio. Sono passati ventiquattro anni da quell’esecuzione avvenuta per le strade di Mogadiscio. Ventiquattro anni senza conoscere la verità, tra depistaggi, false dichiarazioni, ritrattazioni. Ci sono stati tre processi e una Commissione d’inchiesta parlamentare per tentare di dare un volto e un nome a chi ha voluto questo duplice omicidio. Due tesi opposte si sono fronteggiate in questi anni: quella della sparatoria conseguente a un maldestro tentativo di rapina, nel quale emerge la figura del capro espiatorio Hashi (il somalo arrestato e poi liberato dopo anni di carcere) contro quella, ben più consistente, di un attentato premeditato per bloccare le inchieste che Ilaria stava conducendo in terra somala su un coacervo di traffici illeciti di armi e rifiuti, scomode anche per l’Italia. “Ciao, Ibtisam” mette insieme i tasselli di un mosaico.

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sabato 22 settembre 2018

Rassegna stampa, il libro inchiesta "Ciao, IBTISAM! Il caso Ilaria Alpi" di Serena Marotta allo Spasimo



Il libro “Ciao, IBTISAM! Il caso Ilaria Alpi della giornalista palermitana Serena Marotta ricostruisce 24 anni di depistaggi e rappresenta un contributo a non dimenticare. Un libro di inchiesta sull’inviata del Tg3 uccisa a Mogadiscio insieme all’operatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994. La prefazione del libro è stata realizzata da Mariangela Gritta Grainer (già Presidente dell’Associazione Ilaria Alpi) e la postfazione da Fabio Gagliano (medico e scrittore). Il libro sarà presentato allo Spasimo, a Palermo, giovedì 11 ottobre alle 18. Interverranno: la giornalista Rosa Guttilla, lo scrittore ed editore Fabio Gagliano, l’editore e presidente dell’associazione libera network Liborio Martorana. Letture a cura di Roberta La Barbera dell’associazione culturale Siciliando. 


A giugno il gip Andrea Fanelli ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma sul caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Si continua ad indagare.
























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GIORNALE DI SICILIA 11 ottobre 2018




martedì 18 settembre 2018

“Ciao Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi di Serena Marotta allo Spasimo”



Palermo, giovedì 11 ottobre 2018 – Sarà presentato allo Spasimo di via dello Spasimo, 13, giovedì 11 ottobre alle ore 18.00 il libro dal titolo “Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi” della giornalista palermitana Serena Marotta. Interverranno: la giornalista Rosa Guttilla, lo scrittore ed editore Fabio Gagliano, l’editore e presidente dell’associazione libera network Liborio Martorana. Un’inchiesta quella ricostruita dall’autrice che racconta i 24 anni di depistaggi sul caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Ancora oggi non si è arrivati  a punire i responsabili del duplice omicidio, ma si è arrivati a delineare il movente. Quello dell’inviata del Tg3 e del suo operatore Miran Hrovatin è stato un «omicidio su commissione, attuato per impedire che le notizie raccolte da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in ordine ai traffici di armi e rifiuti tossici avvenuti tra l’Italia e la Somalia venissero portati a conoscenza dell’opinione pubblica italiana». Intanto a giugno scorso il gip Andrea Fanelli ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma sul caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Si continua ad indagare.

Il libro
La prefazione del libro è stata realizzata da Mariangela Gritta Grainer (già Presidente dell’Associazione Ilaria Alpi) e la postfazione da Fabio Gagliano (medico e scrittore). «Ibtisam» è la traslitterazione della parola araba che significa sorriso. La scelta del titolo nasce dal desiderio di fare un omaggio a Ilaria Alpi, inviata del Tg3, che amava il mondo arabo. Ilaria che tutti ricordano proprio per quel sorriso che non l’abbandonava mai. Ilaria Alpi era una persona determinata, una «signora giornalista», una persona semplice e generosa. Ha tanto voluto quel viaggio, il settimo, l’ultimo. Con lei il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, c’era l’operatore Miran Hrovatin di Videoest di Trieste. Quello è stato il loro ultimo viaggio. Sono passati ventiquattro anni da quell’esecuzione avvenuta per le strade di Mogadiscio. Ventiquattro anni senza conoscere la verità, tra depistaggi, false dichiarazioni, ritrattazioni. Ci sono stati tre processi e una Commissione parlamentare d’inchiesta per tentare di dare un volto e un nome a chi ha voluto questo duplice omicidio. Due tesi opposte si sono fronteggiate in questi anni: quella della sparatoria conseguente a un maldestro tentativo di rapina, nel quale emerge la figura del capro espiatorio Hashi (il somalo che è stato incarcerato ingiustamente per quasi 18 anni e al quale adesso è stato riconosciuto un risarcimento pari a tre milioni di euro) contro quella, ben più consistente, di un attentato premeditato per bloccare le inchieste che Ilaria stava conducendo in terra somala su un coacervo di traffici illeciti di armi e rifiuti, scomode anche per l’Italia. “Ciao, Ibtisam” mette insieme i tasselli di un mosaico. Una storia che ha visto susseguirsi e precedere una serie di morti sospette. Il libro si apre con il racconto di quei momenti: l’agguato a Ilaria e Miran. Dal secondo capitolo, invece, incomincia a tracciare il percorso seguito dagli inquirenti che si sono occupati delle indagini sino ad arrivare al processo di primo grado del 1999 contro il somalo Hashi Omar Hassan. Per passare poi a delineare i fatti di cronaca del periodo in cui viene commesso il duplice omicidio. Quindi si parla dei due processi, quello della Corte d’Appello del 20 ottobre 2000 e d’Appello-bis del 10 maggio 2002, che vedono imputato ancora lui: Hashi, detto “Faudo”. La penultima parte è dedicata invece al lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Alpi-Hrovatin. Infine, l’ultimo capitolo ricostruisce le tappe di Ilaria e Miran nei dieci giorni trascorsi in Somalia: Mogadiscio, Balad, Merca, Johar, Bosaso, Gardo, Bosaso, Mogadiscio. Al libro è allegata la lettera che Giorgio Alpi, padre di Ilaria, ha scritto nel 2008 per ringraziare Serena Marotta per il «grande contributo a non dimenticare» svolto con il lavoro di questo libro, allora pubblicato come tesi di laurea.
Informazioni sull’autore
Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. Ciao, Ibtisam è il suo primo libro.  È una giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.
Casa editrice
Informazione libera è nata a Palermo il 9 febbraio 2018. L’idea è di un gruppo di professionisti, tra medici, insegnanti, creativi, artisti, giornalisti per dare spazio alla creatività, a chi ha voglia di esprimersi, di disegnare con le parole. Chi ha voglia di raccontare, di esprimersi raccogliendo le proprie idee: inchieste, racconti, gialli e molto altro, tutto  in un contenitore meraviglioso: il libro. Una casa editrice che non ha grandi pretese, se non quelle di dare voce a chi ha una passione e la vive forte sulla propria pelle.
La storia della casa editrice
“Dove esistono una voglia, un amore, una passione, lì ci sono anch’io”. Lo diceva Giorgio Gaber ed è questo lo spirito che anima la redazione di Radio Off, nata dall’idea e dalla passione per il giornalismo, per la cultura, per il sociale, per la legalità. Un progetto che è iniziato a partire dal 2013 ma che ha visto la sua attuazione solo nel 2016. Così a dicembre del 2015 è nata l’associazione, “Associazione informazione libera network” e a luglio del 2016 le prime trasmissioni radio e, in contemporanea, anche il giornale online “Radio Off”. Da allora Radio Off è sul web: www.radiooff.org e sui social.
La storia dello Spasimo in breve
Teatro, lazzaretto e di nuovo teatro. Da tre anni lo Spasimo rivive grazie alla guida del responsabile Enrico Grifò del comune di Palermo. Fu fondato ed inaugurato nel 1582. Le prime rappresentazioni furono quasi certamente musicali. Un teatro che poteva disporre allora di circa cinquecento posti, fu istituito dal Senato palermitano, sotto il vicereame di Marcantonio Colonna, nella chiesa di Santa Maria dello Spasimo, proprio dove si venerava il famoso quadro di Raffaello, che oggi è conservato al museo madrileno del Prado. Le prime rappresentazioni risalgono al 1608. Da teatro a lazzaretto. Nel 1624 durante la peste divenne un lazzaretto. Solo qualche anno dopo fu ripresa l’attività teatrale con la commedia “Le notti di Palermo”, in versi siciliani, di Tommaso Aversa.

venerdì 7 settembre 2018

OFF BOOK, Casi scottanti e birre gelate di Marina Caserta

La trama

Michele Martello, Mike Hammer per gli amici, e Francesco Bono, detto Sonny, sono i due cugini proprietari della Private Investigation di Palermo, un’agenzia specializzata nel pedinamento di coniugi infedeli. E, proprio mentre indagano su un ordinario caso di infedeltà domestica, la loro amica Nadia li convince a indagare sulla scomparsa di un senzatetto fuori dal comune. Quello che a prima vista si presenta come un caso di allontanamento volontario, si complica molto presto e i due, aiutati dalla ‘cazzutissima’ ispettrice di polizia Mary Abbate, si trovano a indagare su qualcosa di molto più ampio e terribile… Copertina casi scottanti e birre gelate
Sembra che la scomparsa di un barbone non interessi a nessuno, neanche a Padre Grasso e ai volontari della sua Missione, che dovrebbero occuparsi dei senzatetto sparsi per le strade di Palermo e che, invece, per motivi misteriosi, sembra che abbiano tutta l’intenzione di ostacolare il corso della giustizia…
Casi scottanti e birre gelate di Marina Caserta si presenta come un testo ingravescente, noir, ma anche ironico. Un giallo ricco di suspense, che ha come tema centrale, a dispetto dello svolgimento della storia, l’amicizia che lega i vari personaggi tra loro e il non prendere niente sul serio, che è veramente difficile in alcune circostanze. La capacità di ironizzare su tutto permea il romanzo e ciò ha permesso alla stessa autrice di imparare molto dai suoi personaggi, aprendosi a una maggiore ‘leggerezza’.
Il titolo dell’opera in esame la dice lunga: si parla di casi scottanti, davvero, anche se non sembra, all’inizio; si parla anche di birre gelate, in antitesi. E di tanto altro ancora. Di investigatori privati, poliziotti (una sola) e amici che parlano del caso facendo brainstorming con una birra gelata davanti. In modo informale, ma estremamente efficace. Questi aspetti sembrano ‘urtare’ con l’odiosa tendenza italiana di vestire di pomposità ogni aspetto relazionale. La Caserta ha voluto scardinare proprio tale tipo di rapporti tra le persone, dando spazio a un modo di intendere le interazioni più fresco, spontaneo e diretto.

giovedì 6 settembre 2018

Articoli dal web, Graziella De Palo e Italo Toni: giornalisti italiani scomparsi nel nulla


Trentotto anni fa Graziella De Paolo e Italo Toni sono stati visti per l'ultima volta a Beirut, in Libano. I due giornalisti italiani stavano indagando su un traffico d'armi e sulle relazioni tra Sismi e Organizzazione per la liberazione della Palestina. Da allora non se ne sa più niente. E il segreto di Stato continua a fare da scudo alla verità


Sono passati 38 anni e un giorno dalla loro scomparsa a Beirut, in Libano. Era il 2 settembre 1980. “Loro” sono due giornalisti italiani: Maria Grazia De Palo, meglio conosciuta come Graziella, e Italo Toni. Scomparsi, nel nulla. E ancora oggi non si ha alcuna notizia ufficiale.
L’ultima informazione certa sui due inviati è quella diffusa dalle istituzioni: Italo e Graziella sarebbero prigionieri, ma vivi, dei falangisti cristiani libanesi. Una versione dei fatti che fu sostenuta dall’allora presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani, di fronte ai familiari dei due colleghi scomparsi in Libano.

Dal Lodo Moro ai lanciamissili di Ortona

Questa vicenda aspetta ancora verità e giustizia. E il segreto di Stato, almeno in parte, continua a essere un ostacolo per chi chiede chiarezza. I familiari di Toni e De Palo, infatti, nonostante le continue richieste di desecretazione di quelle carte, hanno ottenuto davvero poco in questi anni. Il segreto di Stato era stato confermato dal governo Craxinel 1984 e poi rimosso parzialmente nel 2009 dall’esecutivo guidato da Berlusconi.

lunedì 6 agosto 2018

Rassegna stampa: "La mano manca", il nuovo thriller di Fabio Gagliano



È stato pubblicato oggi il libro “La mano manca” di Fabio Gagliano. Un thriller ad alto contenuto scientifico (per quanto ai confini della fantascienza) che si svolge nel corso di un importante congresso medico. Avvenimenti inspiegabili precedono un delitto d’onore, il comando della polizia municipale sembra essere vittima di una maledizione, durante lo svolgimento del congresso importanti relatori muoiono misteriosamente. Per la soluzione del caso sarà necessaria la collaborazione di poliziotti e scienziati. Il libro, al momento, si può acquistare su Amazon al link:
https://www.amazon.it/dp/B07G4FCVM4/ref=cm_sw_r_fa_dp_U_0iazBbBD4F164
Da settembre sarà presentato a Palermo e distribuito nelle librerie della città.
Informazioni sull’autore
Fabio Gagliano è nato a Palermo nel 1956, ed è medico presso una clinica universitaria. Autore di molte pubblicazioni scientifiche. Collabora ed è fondatore dell’associazione culturale no profit Associazione libera network, che ha dato il via a una web radio, un giornale online Radio Off e una casa editrice Informazione libera. “La mano manca” è il suo terzo libro, dopo “La strana storia del tenente di cavalleria Barone Cutrera e del duca De Stefani Adda” e “A che serve guardare le nuvole”.


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lunedì 23 luglio 2018

Articoli dal web, Ilaria Alpi: in ricordo di mamma Luciana, sempre in lotta per la verità

Fonte immagine: Tg3

Una tesi, una lettera e poi un libro. Dalla mia tesi sono passati dieci anni. Era maggio del 2008, quando nella cassetta della posta ho trovato la vostra lettera. L’emozione era quanto la vostra stima e gratitudine per il mio lavoro su vostra figliaIlaria Alpi, l’inviata del Tg3 uccisa a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo 1994, insieme all’operatore Miran Hrovatin.
Una lettera che conteneva il vostro abbraccio e la speranza di incontrarci un giorno a Roma. Quel giorno, purtroppo, cara Luciana e Giorgio non è mai arrivato. Il tempo ha remato contro. E io non sono partita da Palermo per Roma. Il desiderio di incontrarvi è rimasto uguale, come l’affetto reciproco.
Lunghe conversazioni telefoniche con Luciana Alpi, dopo l’invio del mio libro sul caso di sua figlia Ilaria. Era come se la conoscessi da sempre. La vita è beffarda: ti fa entrare in quella degli altri, ti nutre di affetti e poi te li toglie. Così un giorno, all’improvviso. Durante le nostre conversazioni, non ho mai osato chiederle nulla. Tutto tra noi era spontaneo. Non ho mai voluto essere invadente, ma forse lo sono adesso, mentre scrivo queste parole.

Luciana Alpi, biografia di una donna coraggiosa

Luciana Alpi aveva 84 anni. Era nata a Brescia il 3 agosto del 1933 e viveva con la sua famiglia a Roma. Era una signora elegante nell’animo e nell’aspetto. Una persona pura e sensibile. Si preoccupava delle persone, di chiedere «come stai?». Una donna forte e coraggiosa, proprio come lo era sua figlia Ilaria. Una donna che ha continuato la sua battaglia sino alla fine per avere verità e giustizia. Adesso non c’è più. È morta martedì 12 giugno alle 20.30, a distanza di cinque giorni dall’udienza sulla richiesta di archiviazione.
Serena Marotta
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venerdì 22 giugno 2018

Articoli dal web: La “città del libro”? Esiste, ed è un paesino della Bretagna…


Quasi 800 abitanti e ben 13 librerie: Bécherel, in Bretagna, è la "città del libro": qui si organizzano festival letterari e fiere settimanali... - #luoghideilibridelmondo
Il sito ufficiale la definisce “La Cité du Livre”, la città del libro (“en Bretagne”, specifica, ndr): a Bécherel, caratteristico borgo medievale di circa 800 abitanti, situato nel dipartimento dell’Ille-et-Vilaine, per l’appunto in Bretagna, si trovano ben 13 librerie. Ogni prima domenica del mese si tiene la fiera del libro e, nella settimana di Pasqua, nel paese viene organizzato un vero e proprio festival.
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sabato 9 giugno 2018

Parole in pillole, dal significato all'uso: «diversamente abile»



Per comunicare in modo corretto, si commette invece l’errore di usare le parole in modo errato, con eufemismi, con locuzioni troppo politically correct. È il caso, per esempio, di «diversamente abili».

Si tratta di un eufemismo, di un'espressione molto contestata nel campo della disabilità.

Così succede che la ricerca di espressioni corrette si traduca poi in un uso improprio della parola. Da qui, nuovi neologismi, come diversabile e diversabilità.

Se si usa «diversamente abili» si tende ad evidenziare infatti l’abilità, al posto della disabilità. In realtà, tutti siamo diversamente abili.

Questa espressione nasce negli Stati Uniti all’inizio degli anni Ottanta per sostituire il termine handicappato. Così è nata l’espressione inglese differently abled. Lo scopo è di attribuire un senso positivo all’espressione.

In altre parole si tratterebbe di un paradosso, di un aspetto negativo. È come dire diversamente ricco per indicare una persona povera o diversamete intelligente per indicare una persona stupida.

Rifacendosi alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità dell’Onu, è possibile sostituire la locuzione con persona con disabilità.


Serena Marotta

fonte immagine: web


giovedì 31 maggio 2018

L'intervista: "Il caso Ilaria Alpi nel libro di Serena Marotta «Notti intere a documentarmi e a rabbrividire»"


SILVIA BUFFA 
CRONACA – Depistaggi, ritrattazioni, insabbiamenti, capri espiatori. La giornalista palermitana scrive nero su bianco il film della vicenda aperta ormai da 24 anni e lo fa partendo proprio dall’omicidio, mettendo tutto in fila come tessere di un mosaico. «Il mio è un contributo a non dimenticare, non ho la pretesa di aver scoperto delle novità»
«Penso che si possa imparare tanto da giornalisti come Ilaria Alpi». Ne è convinta Serena Marotta, giornalista anche lei, che ha esordito alla scrittura con un libro dedicato proprio al duplice omicidio della collega e dell’operatore Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio nel 1994. Sono passati 24 anni da quel giorno, da quel 20 marzo, ma i colpevoli non hanno ancora un volto, un nome. Motivo che, fra gli altri, ha portato a Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi, edito da Informazione libera. Una scelta difficile, «nata da un sentimento di rabbia, rispetto a questa storia fatta di ingiustizia», racconta a MeridioNews l’autrice. Tutto inizia dopo la lettura di un articolo su Famiglia cristiana dedicato proprio al duplice omicidio ancora insoluto: «È da lì che ho voluto approfondire l’argomento - dice Marotta -. Ho imparato ad apprezzare Ilaria Alpi per la sua professionalità, per il suo coraggio, prima di questo lavoro non la conoscevo».
Il libro sarà presentato domani alle 16 alla biblioteca Il fiore del deserto, in via dei Cantieri 4, appuntamento conclusivo del Maggio dei libri organizzato in collaborazione con la Biblioteca comunale di Palermo. Ciao, Ibtisam!(traslitterazione della parola araba che significa sorriso) è un’inchiesta, un contributo a non dimenticare. Un film messo nero su bianco che ci proietta al giorno dell’omicidio e a tutto quello che da lì in poi accadde. I depistaggi, le contraddizioni, reperti mai arrivati in Italia, il capro espiatorio tenuto in carcere per quasi diciott’anni. La carne al fuoco non manca e Marotta ha messo insieme tutto, senza tralasciare nessun passaggio, nessuna dichiarazione, nessuna luce e neppure nessuna ombra. Come quella legata all’autopsia della giornalista che il magistrato dell’epoca Andrea De Gasperis non dispose, perché ritenne esaurienti le risposte del medico legale dell’obitorio di turno il giorno della tumulazione al momento dell’ispezione cadaverica esterna (fu estratto un proiettile rimasto nel collo, un unico colpo alla testa, sparato da arma corta da posizione ravvicinata).
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domenica 27 maggio 2018

Rassegna stampa, Biblioteca ‘Il Fiore del deserto’: presentazione del libro «Ciao, IBTISAM! Il caso Ilaria Alpi di Serena Marotta




Ilaria Alpi era nata a Roma il 24 maggio 1961. Dopo la maturità classica, aveva studiato lingue. Era entrata in Rai nel 1990 ma prima aveva collaborato con 'Paese sera', con 'L'Unità' e altre testate. 
Quello del marzo 1994 era il suo settimo viaggio in Somalia. Insieme a lei c'era l'operatore Miran Hrovatin di Videoest di Trieste. è stato il loro ultimo viaggio. Il 20 marzo 1994 a Mogadiscio si perde il senso di giustizia, quella giustizia cercata da Ilaria e Miran che non potranno più raccontarlo. 







Comune di Palermo

La Repubblica

Giornale di Sicilia Palermo, 31 maggio 2018

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OFF BOOK, "Cosa nostra non è cosa mia" di Daniele Ventura



“Cosa nostra non è cosa mia” è il libro di Daniele Ventura, pubblicato da Edizioni La Zisa, che sarà presentato alla Feltrinelli mercoledì 30 maggio, a Palermo, alle ore 17,30. Un libro scritto con la collaborazione di Franca Stefania Lo Cicero con la prefazione di Stefania Petyx.
«Mi sono trovato prima minacciato e poi abbandonato dallo Stato italiano, racconta l’autore. Lo stesso Stato che prima ti chiede di denunciare il racket, ma che poi ti lascia in preda alle conseguenze delle tue denunce, solo e disperato».
L’autore è nato e cresciuto in Sicilia e ha deciso di non abbandonare la sua terra ma di continuare a lottare.

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Radio Off, 'Danisinni, Palermo: è arrivato il circo sociale'



È il primo circo sociale permanente della città. Si trova nel quartiere Danisinni, a Palermo ed è patrocinato dal Comune. «I sogni a volte si realizzano», è il sottotitolo di questa grande festa inaugurale per la nascita di ‘Danisinni Circus’. Per il quartiere e per la gente è un momento oggi di grande festa: sarà inaugurato alle quattro del pomeriggio con eventi aperti a tutti e gratuiti. In più, sempre oggi l’appuntamento è anche per inaugurare il ‘Museo Sociale di Danissinni’. È uno spazio destinato all’arte contemporanea e in particolar modo alla poesia asemica, alla poesia visiva e alle scritture d’artista. Conta già nella sua collezione oltre un centinaio di opere donate da artisti italiani e internazionali, sarà conservata ed esposta a Danisinni, ma anche prestata ad altri musei.


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giovedì 24 maggio 2018

"Le mie tre regole" di Indro Montanelli


Ciò che distingue scrittore da scrittore e crea fra di essi una scala di valori, è il modo in cui questa ambizione viene perseguita. Io non ho la pretesa di esporre delle teorie sul piano filosofico. Io sono soltanto un mestierante. (...)

La prima cosa da conquistare come condizione di tutte le altre conquiste è la fiducia del lettore (sto parlando naturalmente dei cosiddetti mass media, non di letteratura, poesia, eccetera dove vigono altre regole). E questa conquista la si fa non ricorrendo mai ai falsi, che prima o poi vengono scoperti, e da quel momento è meglio cambiar mestiere. (...)

Seconda regola. Parlare al lettore nella sua semplice lingua (...)noi dobbiamo essere e restare al servizio del lettore(...)

Terza regola, un po' ruffianesca. Nel resoconto di un avvenimento, non far sentire al lettore l'opinione che te ne sei fatto (...)

Estratto da La stanza di Montanelli, 30 aprile 1997

mercoledì 23 maggio 2018

Articoli dal web: "Giovanni Falcone: strage di Capaci e lotta alla mafia 26 anni dopo"


«Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno». Lo diceva il giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia un sabato pomeriggio di 26 anni fa sull’autostrada – allo svincolo di Capaci – con 400 kg di tritolo. Con lui, quel sabato pomeriggio, c’erano la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro Rocco Dicillio.

Breve biografia di Giovanni Falcone

Falcone era il magistrato simbolo della lotta alla mafia. Facciamo un passo indietro. Nel quartiere arabo della Kalsa di Palermo, dove il piccolo Giovanni era cresciuto, esistevano per lui la scuola, l’Azione cattolica e pochi divertimenti. Il padre era un uomo austero: per lui non esistevano viaggi e villeggiatura. Anche la madre era, come diceva il giudice, «una donna energica e autoritaria».
«Con i 7 e gli 8 la mia pagella veniva considerata brutta», raccontava il magistrato. Aveva frequentato il liceo classico. Poi l’Accademia militare di Livorno, quindi – dopo averci ripensato – si iscrisse a Giurisprudenza. Si laureò a pieni voti.
Poi la carriera: iniziò come pretore a Lentini (Siracusa), poi a Trapani, dove rimase per 12 anni. Seguì il trasferimento a Palermo, dove si occupò del processo al costruttore edile Rosario Spatola, accusato di associazione mafiosa. Falcone accompagnò l’istruttoria con indagini bancarie e societarie, utilizzando un metodo d’indagine innovativo. Di Cosa Nostra diceva:
«La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine».

Strage di Capaci: cosa è successo il 23 maggio 1992


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Radio Off, Giovanni Falcone

Foto di Zino Citelli

«Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi...

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domenica 20 maggio 2018

Articoli dal web: "Nuda Veritas, analisi dell’opera di Gustav Klimt"


La “Nuda Veritas” “con i suoi riccioli selvaggi e la bocca cattiva e fanatica” è un’opera di Gustav Klimt realizzata nel 1899. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 252 x 56,2, conservato a Vienna presso l’Österreichisches Theatermuseum.


Nuda Veritas: analisi del quadro

Dell’opera si hanno due versioni. Quella dipinta, infatti, era stata preceduta da una grafica, realizzata nel 1898, pubblicata su “Ver Sacrum”, rivista della Secessione viennese. Le due opere hanno due importanti differenze: la prima è la scritta che riporta nella parte alta del quadro, proprio sopra la testa della donna, dove il pittore viennese decise di riportare una citazione dello scrittore tedesco Leopold Schefer: “La verità è fuoco e parlare di verità significa illuminare e bruciare“. Nella seconda opera, Klimt aveva accentuato la carica sensuale, sostituendo la citazione di Schefer con un’altra, incisa su oro, del filosofo Friederick Canning Scott Schiller: “Non puoi piacere a tutti con la tua azione e la tua arte. Rendi giustizia a pochi. Piacere a molti è male“. Altra differenza riguarda il serpente inserito nella seconda versione, ai piedi della donna, cosa che non c’è nella prima versione.
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Articoli dal web: "Elena Lucrezia Cornaro"


Biografia  La prima donna laureata

Sono le nove del mattino del 25 giugno 1678, a Padova, quando - in cattedrale, nella cappella della Vergine, la prima donna al mondo si laurea. Lei è Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, alla quale la commissione - in scrutinio segreto - decide di assegnare il titolo di «magistra et doctrix in philosophia» per la sua tesi brillante su Aristotele.
Così l'assegnazione delle insegne del suo grado, uguali a quelle dei colleghi uomini: un libro, l'anello, il manto di ermellino, la corona d'alloro. Il libro è il simbolo della dottrina, l'anello rappresenta il matrimonio con la scienza, il manto di ermellino rappresenta la dignità dottorale, mentre la corona d'alloro è il contrassegno del trionfo.
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